Tina ….top modell per un giorno!

La mascotte di Casa Giorgini, la dolcissima cagnolina Tina, ha posato come modella per una nota artista inglese: Anne Shingleton!

Anne è un’artista rinascimentale moderna, che dedica la sua vita all’arte in tutte le sue forme. Zoologa e pittrice di formazione ma negli ultimi 25 anni scolpisce anche animali, collaborando con ottime fonderie italiane.

Gli animali e il mondo della natura sono la sua passione. Ha vissuto in Italia da quando ha studiato a Firenze nel 1980 con la Maestra Nerina Simi, figlia di Filadelfo Simi, un noto pittore che possiede una casa in pietra proprio a 10 minuti dal nostro rifugio.

Anne due anni fa ha orgnaizzato un workshop di 10 giorni qui al nostro Bed and Breackfast insieme ad un gruppo di pittrici che avevano studiato con lei a Firenze negli anni ’70.

Durante il workshop hanno pensato di immortalare con un dipinto ad olio su tela una modella di eccezzione, la nostra amatissima cagnolina Tina

Il risultato è assolutamente gradevolissimo e Tina ne va davvero fiera!

Questo il sito web dell’artista Anne Shingleton per saperne di più!

Cibo Natura e Musica a Casa Giorgini

La nostra accoglienza e la voglia di condividere sempre più momenti belli ed emozionanti con i nostri clienti, ci suggerisce una nuova iniziativa!

Abbiamo infatti intenzione di organizzare serate in musica nel cuore delle Alpi Apuane. Restate in contatto e vi informeremo sulle date per prenotare la vostra cena

Ecco un piccolo assaggio dalla nostra  bravissima e bellissima Anna Sara ! GUARDA IL VIDEO

Casa Giorgini Fattoria didattica

A Casa Giorgini arrivano le galline dalle “uova d’oro” !

Arrivano a Casa Giorgini con grande annuncio le galline dalle uova d’oro!

La gallina ovaiola di razza Marans ha, tra le caratteristiche principali che la contraddistinguono, quella di deporre uova dalla colorazione brunastra “simil cioccolato”, per via delle quali è stata appunto soprannominata Poule aux œufs d’or ovvero la “Gallina dalle uova d’oro”, con esplicito riferimento alla nota favola.

Date le loro origini francesi, sono molto rustiche, ottime pascolatrici e non temono né sbalzi di temperatura né condizioni meteorologiche più disagevoli.

Le uova delle Marans sono caratterizzate inoltre da un guscio molto particolare, non solo per il fatto del loro colore marroncino, ma anche perché il rivestimento esterno ha uno spessore maggiore rispetto alle altre uova; da queste particolari qualità di estrema resistenza scaturiscono tre conseguenze assai positive:

  1. In primo luogo, l’uovo della Marans risulterà più conservabile;
  2. In secondo luogo, sarà molto più resistente alla rottura;
  3. In terzo luogo non sarà soggetto a contaminazioni esterne quali ad esempio la salmonella, e per questa ragione può essere definito senza ombra di dubbio, l’uovo perfetto da essere consumato crudo.

Le uova che depongono sono grandissime, con un peso che varia tra un minimo di 75 gr. e un massimo di 100 gr.

Situaute nell’apposito pollaio in legno (che ho idealizzato e costruito personalemente a mano) ben recintato, le galline hanno tutto lo spazio a disposizione per pascolare al riparo dalle insidie di volpi e faine.

Vi aspetto per mostravi questa new entry e per farvi assaggiare questa nuova specialità davvero gustosa.

 

Alberto

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AVVENTURA A LIETO FINE PER LA CAPRETTA SOFIA DI CASA GIORGINI

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E’ nata la notte del 31 Dicembre. La mamma l ha partorita in un fosso vicino alla stalla. Io l’ho raccolta e l’ho pulita ma la mamma non l’ha più riconosciuta. Quindi ho dovuto allattarla col biberon tutte le sere finchè non è stata in grado di mangiare da sola ..e così l’abbiamo salvata. A solo un mese e mezzo, nel freddo mese di Febbraio, si è allontanata e si è persa. Fortunatamente le avevo messo il campanello che le ha letteralmente salvato la vita. Infatti è stata ritrovata sotto il Monte Forato in località Colleoni, dove c’è anche il Museo dell’ Alpeggio gestito da due ragazzi Michele e Simona.

Rientrata quindi a casa sana e salva ha ripreso le sue frequentazioni con noi umani e, nonostante io stia cercando di farla tornare insieme alle altre capre, lei non ne vuole sapere…preferisce restare qui. Dobbiamo solo fare attenzione perché ci mangia tutti i fiori. Ora ha 6 mesi, è bellissima e ci segue ovunque andiamo e qualsiasi cosa facciamo. Ha stretto una affettuosa amicizia anche con la mia cagnolina Tina con cui condivide gioco e relax.CASAGIORGINI,ALPIAPUANE,RIFUGIINMONTAGNA,PARCOAPUANE,STAZZEMA (11)

 

 

Allevare una capra come animale domestico potrebbe risultare anomalo agli occhi dei più, ma in realtà negli ultimi anni è sorta una tendenza davvero interessante. Un trend che ha catapultato le agili e argute erbivore al fianco dell’uomo, non solo come animali da produzione ma anche come esemplari da compagnia.

Questa pratica ha subito una crescita positiva molto lenta ma costante, tanto da implementare il numero di caprette sia nelle strutture agricole di tipo biologico che come animali domestici. La capra è un animale adatto per la pet-therapy, in particolare con i bambini con deficit e problemi di iperattività, cognitivi e psicosociali.

Ideale per ridurre lo stress anche negli adulti e anziani, questa sua capacità di stabilire un dialogo positivo con l’uomo favorisce le interazioni in momenti di disagio, scatenando spesso l’ilarità.

La sua è una presenza utilissima anche all’interno delle fattorie didattiche, dove viene ampliato il significato di mondo rurale, rispetto della natura e degli animali.

Ovviamente per accogliere una capra è importante garantire uno spazio consono, adeguato alle sue abitudini e alla sua indole selvatica. Non può subire una reclusione casalinga, non può ricevere un trattamento simile a quello di un gatto o di un criceto, ma necessita di attenzioni precise. Accudirne una, in particolare all’interno di una fattoria, di un terreno agricolo o di uno spazio-giardino molto ampio, potrebbe risultare un gesto molto positivo. In particolare dal punto di vista etico, così come è capitato a me…salvando l’esemplare  dalla morte certa.
Nel mondo empatico tra uomo e animali impossibile non citare la capra che, proprio grazie alla sua indole, dimostra di provare affetto, emotività e anche vivere con disagio il distacco da un umano per cui prova affetto. Come un cane, infatti, può vivere la sindrome da allontanamento. Ospitarne una comporta, oltre a uno spazio adeguatamente ampio, anche attenzione e cura.

La capra non potrà vivere legata a una corda oppure a catena, in quanto sinonimo di maltrattamento. Inoltre, prima di adottarne una, sarà utile informarsi sulla razza più adatta e mansueta, quella più in sintonia con le abitudini della casa. Come ad esempio la capra tibetana dal formato ridotto e dall’indole allegra, socievole, intelligente e adatta all’interazione con i bambini.
Importante nutrirla nel modo più giusto fornendole gli alimenti più adatti per la sua salute, come fieno, frutta, erba fresca e piante che possiedano un’ampia superficie fogliare. Indispensabile informarsi adeguatamente su quali tipologie per non arrecare danno all’apparato digerente, quindi proteggere la sua cute con antiparassitari utili ad allontanare zecche, pulci e pidocchi. Senza dimenticare una visita anche dal veterinario, perché spesso possono contrarre malattie e infezioni.

La capra è un animale di gruppo quindi è bene permetterle di convivere con un suo simile o altri animali da compagnia (o da fattoria), per il suo benessere fisico e psichico.

Inoltre fornire uno spazio riparato e accogliente per la notte, un piccolo capanno che protegga dal freddo e dalla pioggia con una zona dove dormire sollevata da terra. Inoltre ama muoversi, saltare e spesso giocare, per questo è giusto dividere lo spazio casalingo da quello da cortile. Per una giusta e corretta adozione potrebbe risultare necessario informarsi presso esperti e allevatori di zona, quindi recuperando informazioni su siti e forum a tema.

Venite a trovarci e …conoscerete la nostra capretta Sofia..diventata ormai un altro animale da compagnia e mascotte di Casa Giorgini

A presto e un grande abbraccio

Alberto

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FUNGHI PORCINI

PORCINI: ANNATA ECCEZIONALE A CASA GIORGINI

FUNGHI PORCINI

Quest’anno nei boschi intorno alla nostra casa abbiamo raccolto davvero dei bellissimi funghi porcini sani e sodi come non si trovavano da anni. Abbiamo suddiviso il raccolto ed in parte è stato essiccato, altro congelato e soprattutto abbiamo realizzato succulenti piatti a base di questi pregiati funghi per allietare il palato dei nostri amici e clienti, accompagnati da buon vino rosso proveniente da filiere a km zero …..ed il tutto condito con la ben nota allegria e accoglienza tipica del nostro staff.

La ricerca dei funghi è il modo ideale per rilassarsi con la famiglia o gli amici godendo della natura meravigliosa del Parco delle Apuane. Il periodo migliore per andare per funghi è il primo mattino quando il bosco è ancora umido di rugiada. Il periodo dell’anno per raccogliere i funghi varia a seconda del tipo di fungo, della latitudine e del clima. In linea di massima crescono da inizio luglio a fine ottobre. Nell’andar per funghi è raccomandato un  Cestino in vimini, questo permette alle spore di spargersi nel bosco e sviluppare quindi altri funghi. E’ sconsigliato l’uso di sacchetti di plastica perché ne accelerano la decomposizione, ne alterano le caratteristiche. In montagna risulta più funzionale usare una gerla porta funghi in modo da avere le mani sempre libere nel caso sia necessario doversi “attaccare” alle rocce in caso di caduta. Un Coltellino Servirà per pulire il fungo sul posto mantenendo spore e  nell’habitat boschivo. I funghi devono essere raccolti prestando attenzione al micelio sottostante. Le modalità di raccolta possono variare a seconda del tipo di funghi e del tipo di terreno. In primo luogo, è buona norma non raccogliere proprio tutti gli esemplari, ma è bene lasciarne sempre qualcuno affinché possa maturare e produrre le spore utili a generare altri esemplari. Quando troviamo un fungo è bene controllare che appartenga ad una specie perfettamente conosciuta, che sia sano e ben sviluppato. Se invece il fungo trovato non ci interessa o è velenoso o troppo giovane o troppo vecchio, bisogna lasciarlo dov’è, senza toccarlo in modo che possa continuare la sua opera a favore dell’ambiente.

L’andar per funghi rappresenta senza dubbio un’attività piacevole di svago  a stretto contatto con la natura; ma è utile seguire alcuni piccoli accorgimenti per rispettare l’ambiente e per non correre rischi, come  evitare di addentrarsi nel fitto del bosco, ma percorrere il più possibile sentieri e tracciati naturali. Anche da un sentiero già battuto è possibile guardarsi intorno alla ricerca dei funghi.

ALCUNI PICCOLI CONSIGLI

– Evitare di usare il bastone per la ricerca spaccando rami e ramoscelli.

-Non cogliere l’occasione per strappare inutilmente fiori o rami di alberi, o per uccidere animali o insetti.

– Non andar per funghi di notte, sarebbe pericoloso.

– Non inoltrarsi in boschi non ben conosciuti, accertarsi delle condizioni climatiche per evitare di essere colti di sorpresa da forti temporali tipici estivi ed autunnali.

– Usare un’abbigliamento idoneo.

– Per non perdere l’orientamento e quindi la via del ritorno è bene osservare attentamente l’ambiente circostante.

– Comunicare sempre a qualcuno la destinazione, sarebbe sempre meglio essere accompagnati in modo da non essere soli in caso di bisogno, o almeno avere con sè un telefonino con batteria e scheda cariche.

La raccolta dei funghi è sottoposta a normative che possono variare a seconda delle regioni, province o comuni. In molti casi sono obbligatori permessi di transito, giornalieri o stagionali, per poter accedere al bosco; se sprovvisti si può incorrere in multe anche salate da parte dei guardaboschi autorizzati ad emettere multe o sanzioni a chi non rispetta le leggi del luogo. Per sicurezza si consiglia di accedere ai siti preposti e a consultare le disciplinari.

Oltre a quello alimentare i funghi prevedono altri usi in medicina e non solo. Sempre Plinio ricorda le proprietà terapeutiche dei porcini (suilli) che venivano importati dalla lontana Bitinia (nell’odierna Turchia), essiccati appesi in filze. Si pensava che servissero, tra l’altro, a ridurre verruche e lentiggini. Un curioso affresco nella cappella medievale (XII secolo) di Plaincourault (lndre, Francia) raffigura una scena della tentazione in cui Adamo ed Eva nel Paradiso terrestre stanno ai lati dell’albero della conoscenza del bene e del male, con tanto di serpente. Stranamente l’albero ha la foggia di un grande fungo con cappello rosso puntinato di bianco, dal gambo del quale si diramano quattro rami simili al tronco centrale.

Il simbolo di vita rappresentato dal fungo nella leggenda Greca, diviene anche simbolo di morte nella civiltà Romana.

CONSERVAZIONE

L’essiccazione dei funghi consente di conservare l’aroma e il gusto. Prima di vedere come essiccare i funghi porcini, ricordate che qualsiasi tipo di fungo, prima di avviarsi alla procedura di essiccazione, non deve essere lavato ma solo pulito dai residui di terreno in modo meticoloso e delicato. Prima di essiccare i funghi, questi non devono entrare in contatto con l’acqua.funghi secchi possono essere conservati per circa un anno, in più, quando re-idratati in acqua calda, riescono ad assumere un aspetto e un sapore quasi identico a quello dei funghi freschi. Il procedimento è semplice, ma bisogna seguire certe regole per ottenere un buon risultato.

Come congelare Pulire bene ogni fungo (vedi come pulire i porcini) Scottare i funghi in acqua bollente per due minuti Asciugarli bene e scegliere se lasciarli interi o tagliati a fettine. Disporli nelle classiche buste da freezer facendo uscire tutta l’aria e sigillando bene. Mettere le buste con i funghi a congelare in freezer. In questo modo si possono conservare per molti mesi. I funghi congelati a fettine si possono cuocere direttamente, mentre quelli interi è meglio farli scongelare prima della cottura. Si conservano per alcuni mesi.

LEGGENDE E CENNI STORICI

Nei boschi e nei prati, i funghi sin dai tempi più antichi, sono stati oggetto d’interesse sia per i fini alimentari, che per le curiosità che suscitavano.

Questa è la versione di una leggenda tramandataci dallo scrittore greco Pausania (II sec. d.C.): “Secondo la mitologia l’eroe Perseo, dopo un lungo ed estenuante viaggio, stanco e assetato, si poté ristorare con l’acqua raccolta nel cappello di un fungo. Decise allora di fondare in quel luogo una nuova capitale e di chiamarla Micene (mykés fungo in greco), dando così vita a una delle maggiori civiltà del passato, la “micenea”. “Tra le piante che è rischioso mangiare, mi sembra giusto mettere anche i boleti: essi costituiscono innegabilmente un alimento squisito, ma li ha posti sotto accusa un fatto enorme nella sua esemplarità: l’avvelenamento, compiuto per loro tramite, dell’imperatore Tìberio Claudio da parte della moglie Agrippina, che con tale atto diede al mondo, e innanzitutto a se stessa, un altro veleno, il proprio figlio Nerone”. Così Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia sintetizza il suo pensiero sulla bontà e la pericolosità dei funghi, di quel genere di funghi che chiama boleti. Oggi, chiunque sia un poco esperto sa che col termine boletus si definiscono quelli che volgarmente chiamiamo porcini (Boletus edulis ecc.), che infatti i Romani chiamavano suilli (diminutivo di sus, maiale), usando la stessa metafora animale. Del resto sappiamo che difficilmente Agrippina avrebbe potuto uccidere l’imperatore Claudio con dei porcini “malefici” (come il Boletus Satanas), tossici ma non mortali, specie dopo la bollitura che era usuale nella preparazione dei funghi in quel tempo. In realtà fra Greci e Romani, e poi ancora per secoli fino alla classificazione botanica moderna, con boleti si indicavano soprattutto quei funghi che oggi conosciamo col nome di Amanite, tra le quali figurano due noti, per così dire, estremi opposti: quella caesarea, l’ovolo buono, e quella phalloides, mortalmente velenosa. E sarà stata forse proprio quest’ultima che Agrippina utilizzò per il suo delitto. Nonostante la diffidenza di Plinio per i “boleti’; sappiamo tuttavia che la passione per i funghi solleticava il palato di molti ghiottoni, prima e dopo Nerone, come tramanda il celebre Apicio nel suo De re coquinaria. Oltre a quello alimentare i funghi prevedono altri usi in medicina e non solo. Sempre Plinio ricorda le proprietà terapeutiche dei porcini (suilli) che venivano importati dalla lontana Bitinia (nell’odierna Turchia), essiccati appesi in filze. Si pensava che servissero, tra l’altro, a ridurre verruche e lentiggini. Un curioso affresco nella cappella medievale (XII secolo) di Plaincourault (lndre, Francia) raffigura una scena della tentazione in cui Adamo ed Eva nel Paradiso terrestre stanno ai lati dell’albero della conoscenza del bene e del male, con tanto di serpente. Stranamente l’albero ha la foggia di un grande fungo con cappello rosso puntinato di bianco, dal gambo del quale si diramano quattro rami simili al tronco centrale