La nostra recinzione in Bosso è stata piantata quando è stata costruta la casa nel 1913 ed è consociuta come la più antica recinzione naturali di bosso del comune di Stazzema e non solo.

Nelle ultime stagioni il bruco del bosso ha provocato danni gravi e, nella maggioranza dei casi, le piante sono morte. Non solo in Versilia ma in tutta Italia sono state decimate le belle siepi in bosso.

La  piralide del bosso ha decimato centinaia di piante di bosso in tutta Italia…ma a Casa Giorgini gode di ottima salute… Scoprite il perchè!

A Casa Giorgini  grazie alle amorevoli cure, attente e costanti di Alberto, al monitoraggio continuo dello stato di salute della sua stupenda siepe, la geometrica e rigogliosa recinzione di bosso gode di ottima salute ed è in splendida forma!

Le malattie del bosso richiedono infatti una specifica specializzazione, la lotta va programmata in tempo e, come nel nostro caso, eseguita prevalentemente con trattamenti biologici. Ecco qui alcuni cenni informativi su questa deleteria malattia.

Cydalima perspectalis è il nome scientifico della piralide del bosso. E’ una piccola farfalla dai colori poco vistosi, con ali bianche bordate da una fascia più scura, quasi sempre nei toni del marrone.
Le responsabili di una siepe di bosso scheletrita sono le larve, nate dalle numerose uova depositate dalle farfalle sul rovescio delle foglie. I vermi sono famosi con il nome di bruchi del bosso.

Avvicinandoci agli arbusti ormai gramolati vediamo una gran quantità di bruchi: hanno la testa nera, il corpo di color verdognolo con venature scure e punti che marcano il dorso, sono lunghi circa quattro centimetri. Qualcuno è in vista, altri restano nascosti tra quel che resta delle foglie, a volte dondolano nel vuoto appuntati a una sottile bava.
Il bruco del bosso è un parassita attinente alle sole piante di bosso; tra le diverse specie preferisce Buxus sempervirens, in particolare la varietà rotundifolia: è quella con le foglie rotondeggianti, la più diffusa.
Le infestazioni della piralide del bosso si sono propagate nelle regioni del Nord a partire dal Friuli nel 2012. Il parassita ha attaccato gli arbusti in ogni ambiente. Lo abbiamo rinvenuto negli erbolari e nei giardini semplici di conventi medioevali; nelle rigide aiuole dei giardini geometrici e nei raffinati parterre a ricami vegetali; perfino sui cespugli individualmente radicati negli ampi prati naturali.

Al dilagare della piralide del bosso sembra non esserci, per il momento, un’osservabile risolutiva risposta naturale. Ma com’è stato in passato per altri parassiti forestieri introdotti per errore, anche per la piralide arriverà (prima o poi) un contrasto spontaneo. Nel riequilibrio le larve verranno evitate dagli uccelli insettivori che non le prederanno per via della loro tossicità. I potenziali saccheggiatori riconoscono il pericolo, è un allarme scritto nei disegni e nei colori del corpo dei bruchi: un segnale di pericolo generico previsto dalla natura. Mette in guardia gli uccelli dalle sostanze nocive accumulate dalle larve con il nutrimento: le foglie dei bossi contengono velenosi alcaloidi.

La piralide del bosso in una stagione vegetativa compie tre distinte generazioni, ogni volta completando il ciclo e passando dallo stadio di uovo a quello di farfalla (insetto adulto). La prima generazione si manifesta ai primi tepori primaverili: esordiscono le larve che hanno trascorso l’inverno dentro un bozzolo nascosto tra la vegetazione residua.

E’ stato un duro lavoro ma alla fina Alberto è stato premiato

la sua antica recinzione di bosso è sana e salva!

Per la cura del bosso è necessario infatti eseguire interventi di difesa fitosanitaria sincroni con ogni generazione dell’insetto. E’ possibile combinare trattamenti biologici con le biotecnologie, nella circostanza sono formidabili le trappole innescate con i feromoni.
Usando le trappole nel periodo riproduttivo, si soddisfano due obiettivi: la cattura di massa e il disorientamento delle farfalle. Gl’insetti maschi attratti dai fragranti effluvi artificiali, difficilmente incontrano l’emissione naturale delle femmine consimili, così si ostacola l’accoppiamento.
Le catture permettono l’osservazione e il conteggio degl’individui: una mappa estesa all’intero periodo riproduttivo. Con i dati raccolti, riferendosi a un modello previsionale, si possono orientare diligentemente gl’interventi biologici, agendo nel periodo di massima vulnerabilità delle piccole larve.

Venite a trovarci per saperne di più e per verificare la bellezza di questa storica pianta